ALZHEIMER,DIAGNOSI PRECOCE GRAZIE A UN ESAME DEL SANGUE?

Alzheimer, diagnosi precoce grazie a un esame del sangue?
Secondo uno studio pubblicato nel 2024, un test ematico consentirebbe di individuare la malattia 15 anni prima che insorgano i sintomi
È un tema che abbiamo affrontato già in passato, anche perché la ricerca continua a compiere passi importanti. Il ruolo strategico del sangue nelle terapie trasfusionali lo conosciamo bene, così come anche il suo supporto agli studi scientifici su determinate malattie. Tra queste, il morbo di Alzheimer. Parliamo di una patologia che è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e da Alzheimer Disease International una priorità mondiale di salute pubblica e che, come confermano i dati attuali, interessa oltre 55 milioni di persone nel mondo. Secondo il Global Action Plan dell’OMS, nel 2015 ha colpito 47 milioni di persone che, al 2030 prima e al 2050 poi, diventeranno rispettivamente 75 e 132 milioni. Una media di circa 10 milioni di nuovi casi.
Sempre secondo l’OMS, la malattia di Alzheimer e le altre demenze rappresentano la 7a causa di morte nel mondo. Il maggior fattore di rischio associato all’insorgenza delle demenze è l’età e, in una società che invecchia, l’impatto del fenomeno è di dimensioni allarmanti. Si prevede che queste patologie diventeranno, in tempi brevi, uno dei problemi più rilevanti in termini di sanità pubblica. Proprio per agevolare la ricerca su questa forma così diffusa e, in particolare, per rendere le diagnosi sempre più precoci, entra in gioco il sangue. Uno studio pubblicato su Jama Neurology, infatti, ha dimostrato l’efficacia di un test ematico che, addirittura, sarebbe in grado di svelare la presenza della malattia 15 anni prima dell’insorgenza dei sintomi.
Si tratta di un esame basato sulla rilevazione della proteina tau 217: si tratta di un biomarcatore specifico proprio dell’Alzheimer che, pur essendo considerato molto utile, ha una disponibilità di test assai limitata. Sono stati 786 i pazienti coinvolti nello studio condotto all’università di Göteborg in Svezia, di cui 504 donne e 282 uomini. Lo studio ha mostrato un’accuratezza del test sulla proteina tau 217 pari a quella dei biomarcatori presenti nel liquido cerebrospinale nell’individuare le condizioni anomale di amiloide β (Aβ) e tau. A questo va aggiunto che i ricercatori svedesi sono stati in grado di classificare il rischio di sviluppare la malattia in base ai livelli di proteina tau presente nel sangue: più il valore era alto, più la patologia era probabile o addirittura in stato avanzato. Su questa base, un altro studio, condotto però all’University College di Londra, avrebbe dimostrato la capacità di svelare il morbo di Alzheimer 15 anni prima che si presentino i sintomi.
Si tratta di risultati estremamente preziosi che potrebbero fare da apripista all’avvio di un programma di screening nazionale nel quale coinvolgere la popolazione sopra ai 50 anni di età.