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DONAZIONE DI SANGUE E IPERTENSIONE

 

Quando si parla di ipertensione si fa riferimento al riscontro di una ipertensione arteriosa durevolmente elevata (non un singolo episodio), indipendentemente dalla causa. Secondo i criteri della classificazione riportata nelle Linee guida 2018 dell’European Society of Cardiology (ESC) e dell’European Society of Hypertension (ESH), il paziente è iperteso al di sopra dei 140 mmHg di pressione diastolica (massima) e/o dei 90 mmHg di pressione diastolica (minima).

A soffrire di ipertensione si stima che siano circa il 18% degli italiani, con prevalenza che aumenta progressivamente con l’età fino a superare il 50% oltre i 74 anni di vita.

A questi si devono aggiungere le persone che non sono consapevoli di essere ipertese per mancanza di controllo della loro salute.

Donare è un modo per essere sempre sotto controllo. La donazione periodica del sangue, infatti, garantisce non solo ai pazienti riceventi un’alta qualità di controlli del sangue ricevuto, ma anche ai donatori stessi un costante controllo sul loro stato di salute.

Ad ogni donazione, il sangue del donatore viene analizzato attraverso esami emocromocitometrici completi che permettono di controllare i componenti ed i valori del sangue e dei test relativi all’HIV Ab 1-2, all’epatite B e C e alla sifilide.

Inoltre durante la visita vengono controllati i valori della pressione. Se nel tempo qualcuno di questi parametri dovesse variare in modo considerevole, il medico è in grado di cogliere le variazioni e segnalare la cosa al paziente.

I valori normali per poter donare il sangue sono compresi tra 60 e 100 mmHg per la pressione diastolica (Minima) e tra 110 e 180 mmHg per la pressione sistolica (Massima).

 

Donatore iperteso, trattamento e donazione:

 

Se ad un donatore, nel corso della visita di pre-donazione, dal medico di base o dal cardiologo, viene diagnosticata l’ipertensione, questo non comporta l’esclusione definitiva dalla possibilità di donare il sangue.

Ogni donatore iperteso deve essere valutato attentamente, il medico addetto alla selezione dovrà verificare che non si sia instaurato un danno d’organo (ipertrofia cardiaca) o l’arteriosclerosi.

Se non si è determinato danno d’organo e se la pressione arteriosa è sotto controllo, il donatore iperteso in terapia può donare. Esiste una vasta gamma di farmaci antipertensivi per tenere la pressione sotto controllo: i principali tipi di farmaci sono gli inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina, i bloccanti dei recettori dell’angiotensina II (Sartan), i calcio-antagonisti, i diuretici, i beta-bloccanti…

 

        Per la donazione di sangue intero l’unica famiglia di antipertensivi che impedisce la donazione sono i beta-bloccanti.

        Questo tipo di farmaco può essere utilizzato da solo, ad esempio i betabloccanti

  •    di prima generazione: propranololo (Inderal)
  •    di seconda generazione: l'atenololo (Tenormin ®), bisoprololo (Congescor ®; Cardicor ®; Concor ®; Sequacor)
  •    di terza generazione: nebivololo (Lobivon).

   Ma possono anche essere associati ad altri principi attivi come ad esempio nei farmaci: Aloneb, Eupres, Lobidiur, Lodoz.

 

Di solito, soprattutto in caso di giornata calda, è consigliato al donatore di sospendere il suo trattamento il giorno della donazione. I giorni precedenti e successivi il trattamento deve essere seguito come indicato dal medico.

 

Effetti positivi della donazione di sangue intero per i donatori ipertesi:

 

Nella letteratura scientifica diversi studi hanno anche dimostrato l’effettiva riduzione del rischio di contrarre una malattia cardiovascolare nelle persone che eseguono almeno una donazione di sangue all’anno. Questo grazie alla diminuzione dei livelli di ferritina tissutale, e quindi di ferro, che si verifica dopo la donazione di sangue. Le donazioni determinano infatti una riduzione dei depositi di ferro ed un aumento del flusso ematico arterioso e quindi favoriscono la prevenzione di malattie cardiovascolari.

Inoltre, è stato dimostrato come donare sangue riduca drasticamente il rischio di infarto e la propensione al diabete di tipo 2 (insulino-dipendente) spesso associati all’ipertensione.

 

A cura del Responsabile Udr di Avis Comunale Roma